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Ortodonzia invisibile: la soluzione è sulla bocca di tutti

La possibilità di allineare i denti anche da adulti in modo non solo discreto, ma invisibile è ormai una tangibile realtà.

Questo grazie ad apparecchi ortodontici caratterizzati da una serie di mascherine trasparenti che, partendo dalla posizione iniziale dei denti, guidano via via gli spostamenti fino alla posizione pensata.

Perché scegliere la “soluzione invisibile”?

I pazienti che scelgono l’ortodonzia invisibile lo fanno tendenzialmente per due ragioni: estetica e salute. Nel primo caso, si tratta di pazienti che vogliono migliorare il loro sorriso. Nel secondo caso, si tratta di veri e propri problemi di salute che possono interessare di riflesso la deglutizione, la masticazione, la pronuncia di alcuni suoni o la respirazione.

Quali problematiche possono essere trattate?

  • morso aperto: sono presenti spazi dovuti al mancato contatto fra elementi dell’arcata superiore ed elementi dell’arcata inferiore;
  • morso crociato: l’occlusione di uno o più elementi dentali si presenta invertita rispetto alla norma;
  • spazio fra i denti: spazio eccessivo tra un dente e l’altro;
  • affollamento dentale: lo spazio disponibile nell’arcata non è sufficiente per alloggiare tutti i denti in modo adeguato;
  • morso profondo: i denti superiori sovrappongono parzialmente o completamente i denti inferiori;
  • morso inverso: i denti inferiori sovrappongono parzialmente o completamente i denti superiori.

Ricordiamo che le malocclusioni dentali, se trascurate nel tempo, potrebbero agire negativamente sulla colonna vertebrale causando mal di testa, posture non corrette, algie cervicali, cefalee, disturbi della vista e dell’udito.

Quanto dura il trattamento?

Ogni mascherina invisibile va indossata per due settimane circa.

I denti si sposteranno gradualmente di settimana in settimana e il paziente sarà sottoposto a visite di controllo per verificare l’andamento del trattamento e per procedere alla creazione delle mascherine successive in relazione ai risultati ottenuti.

Quali sono i vantaggi?

  • l’apparecchio c’è ma non si vede;
  • le mascherine sono removibili: quindi potrete mangiare, bere e lavarvi i denti senza problemi;
  • le mascherine sono pratiche e leggere;
  • i risultati sono garantiti e grazie alla speciale tecnologia 3D imaging puoi seguirli passo dopo passo fin dal primo giorno;
  • le mascherine ortodontiche impiegano meno tempo a raddrizzare i denti rispetto ai metodi tradizionali perché agiscono su più denti contemporaneamente;
  • gli allineatori dentali non provocano danni ai denti, sono realizzati su misura e aderiscono perfettamente alle arcate dentali senza il bisogno di applicare collanti o fili di acciaio.

Botta e risposta

Quanto tempo ci vuole per raddrizzare i denti con gli allineatori invisibili?

A seconda del tipo di apparecchio utilizzato e delle condizioni del paziente i tempi possono variare dai 6 ai 24 mesi

L’apparecchio invisibile è adatto solo agli adulti?

Assolutamente no, è una soluzione valida per pazienti di tutte le età, compresi i bambini. Sarà il professionista, dopo un’attenta analisi, a proporre la soluzione più indicata ed efficace.

È un trattamento doloroso?

No, l’unico fastidio che potrete avvertire sarà una lieve pressione nel momento del cambio della mascherina, che sparirà nel giro di qualche giorno.

Che succede se una mascherina si rompe?

In questi casi la mascherina danneggiata viene sostituita da un’altra identica. Sarà importante contattare tempestivamente il dentista di fiducia per non compromettere il lavoro svolto fin lì.

Devo evitare alcuni alimenti o bevande durante il trattamento?

No, l’apparecchio invisibile, a differenza degli altri, consente di mangiare e bere qualsiasi cosa perché gli allineatori sono removibili.

Come si conserva l’apparecchio quando non viene indossato?

Al momento della consegna, insieme all’apparecchio stesso, viene consegnato un contenitore apposito.

Per saperne di più o per fissare la tua igiene professionale con i nostri igienisti clicca qui: https://bit.ly/3PR91JW

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Parodontite

La parodontite è una delle più comuni malattie croniche che colpiscono l’essere umano. Si tratta di una malattia infiammatoria che colpisce tutte le parti di sostegno del dente.  A causa dell’infiammazione del margine gengivale (noto come gengivite), infatti, le fibre di sostegno e l’osso mascellare vanno a deteriorarsi creando una tasca parodontale.

Se la malattia rimane, non viene diagnosticata in tempo e non viene curata, tale deterioramento può continuare fino a causare danni ingenti.

Circa il 40% della popolazione mondiale soffre di parodontite. Tra la popolazione adulta, si stima che circa il 70% della perdita di denti sia causata da malattie parodontali.

Per questo è fondamentale intervenire al più presto: https://bit.ly/3GNQQ3I

Cause principali:

  • Placca batterica: la gengivite e la parodontite sono causate dai batteri che si depositano sulle superfici dei denti. Con una scarsa igiene orale, i batteri possono moltiplicarsi rapidamente fino a causare l’infiammazione;
  • Il tartaro: si tratta di una placca batterica calcificata che può formarsi sia sopra che sotto il margine gengivale. La placca batterica, infatti, si può mineralizzare in tartaro causando infiammazione;
  • Il fumo: riduce la resistenza delle gengive ai batteri patogeni, i fumatori sono maggiormente esposti ai problemi gengivali e perdono più denti rispetto ai non fumatori o ex fumatori;
  • Patologie sistemiche (es. diabete mellito di tipo II): i diabetici che non controllano regolarmente la loro glicemia hanno un rischio maggiore di sviluppare la parodontite;
  • Alimentazione: troppo spesso vengono sottovalutati gli effetti dell’alimentazione sulle gengive, mentre un’alimentazione non equilibrata aumenta di gran lunga la possibilità di infiammazione. Inoltre, una dieta poco sana aumenta il rischio di diabete, condizione che, come abbiamo già anticipato, può ulteriormente influenzare lo stato generale di salute;
  • Stress: riduce la resistenza della gengiva ai batteri;
  • Età: le conseguenze della parodontite di solito diventano più evidenti durante la vecchiaia.

I primi campanelli d’allarme:

  • Sanguinamento delle gengive: i primi segni di gengivite sono arrossamento e gonfiore, nonché un possibile sanguinamento durante l’ordinaria igiene orale;
  • Problemi di masticazione: residui di cibo possono causare un lieve dolore durante o dopo i pasti;
  • Alitosi: i composti volatili rilasciati dai batteri spesso provocano un’alitosi maleodorante.

Terapia consigliata:

  • Pulizia professionale dei denti: il primo passo fondamentale per il trattamento della parodontite, chiaramente accanto ad un’ottima igiene orale domiciliare quotidiana.
  • Visita di controllo: uno o due mesi dopo la pulizia professionale viene effettuato un controllo per verificare i risultati del trattamento.
  • Trattamento chirurgico: nei casi più gravi si ricorre al trattamento chirurgico per ridurre le tasche gengivali residue più profonde.

Tecnicamente rimuoviamo le cause della malattia utilizzando uno o più di questi metodi:

  • DETARTRASI: rimozione della placca e tartaro dai denti;
  • LEVIGATURA DELLE RADICI: levigatura delle superfici delle radici sotto le gengive, per permettere al tessuto parodontale di aderirvi di nuovo;
  • TRATTAMENTO DELL’OCCLUSIONE: molaggio delle superfici masticanti dei denti;
  • CHIRURGIA: (effettuata normalmente in anestesia locale) serve a correggere i difetti ossei profondi (tasche) o risanare zone in cui c’è ancora presenza di infezione. Questi interventi creeranno ambienti più accessibili allo spazzolino e ai dispositivi interdentali.
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Protesi mobile: tutto quello che c’è da sapere

Da anni ormai gli impianti dentali sono la soluzione che cerchiamo di suggerire ai nostri pazienti per tornare a sorridere e masticare naturalmente.

Alcuni pazienti, tuttavia, hanno molta paura di fare un intervento, nonostante ormai gli interventi di implantologia siano effettuati in sedazione cosciente (quindi senza percezione del dolore) oppure, per esigenze economiche, preferiscono optare per la Protesi Mobile.

Abbiamo quindi deciso di dare tutte le informazioni possibili sulla protesi mobile in un articolo ad hoc.

Quali tipi di protesi esistono?

– protesi mobile: comunemente conosciuta come dentiera è una protesi interamente rimovibile e viene realizzata e posizionata in bocca dopo che i denti rimanenti sono stati rimossi e i tessuti guariti.

– protesi mobile totale immediata: si tratta di una protesi mobile intermedia, utilizzata nel caso in cui sia necessaria l’estrazione di più denti.

In questo caso l’odontotecnico realizza un’arcata, partendo da un modello di gesso, simulando artificialmente ciò che il dentista eseguirà poi nella bocca del paziente. Questa soluzione consente, anche in fase di guarigione, di parlare e masticare di nuovo regolarmente.

– overdenture: protesi rimovibile che si adatta ad un piccolo numero di denti naturali, consentendo al dottore di salvare e mantenere in bocca alcuni elementi dentali senza rimuoverli completamente.

Come prendersi cura quotidianamente delle protesi mobili?

Il cavo orale ha bisogno di cure costanti, sia in caso di denti naturali, che in caso di protesi. Per questo una corretta igiene orale risulta sempre prioritaria anche con la protesi mobile.

Si consiglia di utilizzare quotidianamente uno spazzolino a setole morbide e un detergente non abrasivo e di riporre la protesi, ricoperta d’acqua, in un luogo sicuro.

Quanto è difficile abituarsi alle protesi mobili?

Abituarsi a qualcosa di nuovo non è mai semplice e questo vale chiaramente anche per le protesi che, inizialmente, potrebbero risultare piuttosto scomoda. Questa sensazione, però, non vi farà compagnia troppo a lungo.

Dopo qualche settimana, la vostra bocca si abituerà alla protesi e il fastidio scomparirà.

I nostri esperti saranno sempre disponibili a programmare una serie di visite di controllo per verificare lo stato di adattamento della protesi e le sue condizioni.

Ecco alcuni suggerimenti per affrontare il periodo che precede la fase di assestamento:

– preferite cibi morbidi ed evitate sostanze appiccicose o troppo solide;

– utilizzate, se ritenete opportuno e sempre a seguito di una consulenza con il vostro specialista di fiducia, degli adesivi per dentiera per fissare meglio la protesi;

– leggete e parlate molto cosicché labbra, guance e lingua possano adattarsi più facilmente alla dentiera appena indossata.

– siate il più naturali possibile e parlate con disinvoltura

Botta e risposta: la parola agli esperti

Devo portare sempre la protesi dentale mobile?

No, la protesi va tolta assolutamente ogni qual volta si va a dormire.

L’ideale sarebbe toglierla anche qualche volta durante il giorno per consentire ai tessuti di riposare e a voi di igienizzarla correttamente.

Dovrò ricorrere a controlli periodici?

La salute della vostra bocca passa sempre attraverso prevenzione e controlli periodici.

Solo così il vostro dentista di fiducia potrà controllare l’aderenza e la stabilità della protesi nel tempo.

Seguici sui nostri canali social e scrivici nei commenti quali argomenti vorresti fossero affrontati sul blog nelle prossime uscite. Fissa la tua igiene professionale con i nostri igienisti cliccando qui

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Ortodonzia Invisibile e Apparecchi: differenze

La scelta tra apparecchio tradizionale e apparecchio invisibile non è solo una questione estetica. Dipende dal problema che si vuole risolvere e deve essere frutto di analisi e valutazioni effettuate da un professionista del settore.

Andiamo ad osservare più da vicino in cosa differiscono:

– Estetica:

Gli allineatori trasparenti essendo completamente invisibili, sono la soluzione più gradevole dal punto di vista estetico.

Fra gli apparecchi, invece, i più discreti sono quelli linguali, visibili solo se si guarda all’interno della bocca. In seconda posizione troviamo gli apparecchi in zaffiro, avendo una colorazione molto simile ai denti naturali e infine quelli in ceramica e zaffiro che necessitano di essere fissati con un filo metallico, più visibile rispetto alle opzioni precedenti.

– Durata:

Per quanto riguarda gli allineatori invisibili la durata media è di circa 7 mesi, poi potrà variare a seconda della complessità del caso e delle condizioni del singolo paziente.

Gli apparecchi in zaffiro e in ceramica necessitano di essere tenuti dai 18 ai 36 mesi, a seconda delle esigenze orali di ogni paziente, mentre quelli linguali hanno una durata che si aggira approssimativamente tra i 18 e i 24 mesi.

– Praticità:

Gli allineatori invisibili sono indubbiamente una delle soluzioni più comode tra i trattamenti ortodontici invisibili. Possono essere, infatti, rimossi durante i pasti o in occasione di un evento speciale.

Nonostante queste libertà i nostri specialisti raccomandano di indossarli per un minimo di 22 ore al giorno, per garantire che il trattamento sia completato nei tempi previsti.

– Igiene orale:

Anche da questo punto di vista gli allineatori risultano essere la soluzione più pratica, proprio per la loro possibilità di essere rimossi, consentendo al paziente di spazzolare bene i denti e di utilizzare il filo interdentale.

Effettuare una completa igiene orale indossando un apparecchio addosso è molto più complicato, perché delle aree sono ad accesso limitato.

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Sbiancamento Dentale

Il trattamento di sbiancamento dentale viene utilizzato per risolvere l’insorgere di macchie dentali superficiali e migliorare il colore dei denti ingialliti.

L’ingiallimento dei denti è dovuto a differenti cause non sempre individuabili:

– abitudini personali: scorretta igiene orale con conseguente formazione di placca e tartaro;

– cibo: i pigmenti contenuti in alcuni alimenti (come liquirizia, caffè, cioccolato, caramello o tè) e bevande colorate possono fissarsi negli strati superficiali dello smalto o, peggio ancora, spingersi in profondità fino a raggiungere la dentina.

– fumo: il tabacco (compreso quello da masticare) è ormai un noto nemico dello smalto dentale;

– collutori: soprattutto se contenenti percentuali elevate di clorexidina;

– farmaci: alcuni contengono particolari sostanze chimiche che attaccandosi allo smalto dentale tendono a macchiarlo sia in superficie che in profondità.

Le macchie sui denti, solitamente, non costituiscono un problema rilevante, tranne nel caso in cui diventino un “campanello d’allarme”. Questo porta troppo spesso però, a trascurare la questione e a rivolgersi al dentista di fiducia troppo tardi, cercando di rattoppare la situazione con le classiche soluzioni fai da te. Va ricordato che i rimedi casalinghi, spesso consigliati in questi casi (come salvia o bicarbonato, non solo risultano inefficaci, ma possono anche essere troppo aggressivi danneggiando lo smalto a lungo termine.

È chiaro che il consulto del dentista è sempre il primo passo da fare per individuare la migliore strategia da adottare.

Sbiancamento dentale: le domande più frequenti e le risposte degli esperti

Lo sbiancamento funziona davvero?

Dipende a cosa facciamo riferimento. Se parliamo di sbiancamento in genere ci possono essere metodi e soluzioni più o meno efficaci. Se facciamo riferimento a quello casalingo invece non solo potremmo incorrere in soluzioni inefficaci, ma addirittura dannose. Lo sbiancamento professionale invece sì, funziona ed è realmente l’unica soluzione davvero efficace e duratura.

Lo sbiancamento rovina lo smalto dentale?

Se effettuato in modo professionale assolutamente no. Anzi, la presenza di fluoro o potassio svolge un’azione remineralizzante e protegge dal rischio di carie.

Ci sono controindicazioni?

Se eseguito in uno studio professionale specializzato no. Il dentista saprà indicarvi tempi e procedure corrette per proteggere le gengive. L’unico effetto indesiderato potrebbe essere, nei primi giorni post-sbiancamento, l’aumento della sensibilità gengivale.

Chiunque può sottoporsi ad un trattamento di sbiancamento dentale?

No, lo sbiancamento è sconsigliato nei bambini e negli anziani e nei casi di:

  • grave discromia dentale (per la quale si consiglia il ricorso alle faccette dentali);
  • gravidanza o allattamento;
  • presenza di patologie orali (che vanno risolte sempre prima di sottoporsi al trattamento).

Quante volte si può ricorrere allo sbiancamento dentale?

Tutte le volte che il vostro dentista di fiducia lo ritiene opportuno senza rischi o problemi di ogni genere.

Quanto tempo richiede il trattamento?

Dipende dalla modalità di trattamento selezionata. Lo sbiancamento alla poltrona è senza ombra di dubbio la soluzione più rapida ed efficace. In un paio di sedute di circa un’ora è già possibile vedere i risultati. Se invece si sceglie lo sbiancamento professionale domiciliare attraverso l’ausilio di mascherine personalizzate queste andranno applicate per almeno una decina di giorni e i risultati saranno visibili col passare del tempo.

Si può fare qualcosa affinché i risultati durino più a lungo?

Certamente. Si consiglia, ad esempio, di prestare attenzione all’igiene orale domestica, di evitare alimenti e bevande colorate e di non eccedere con il fumo.

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Implantologia: la soluzione su misura

Se a seguito di un trauma dentale o del peggioramento della malattia parodontale hai perso uno o più denti, potrai ricorrere alla soluzione più efficace: l’implantologia.

Le frequenti intolleranze alle protesi rimovibili, riscontrate in diversi pazienti, hanno infatti favorito, negli ultimi decenni, il ricorso alla riabilitazione impianto-protesica per risolvere casi simili.

Ci sono delle analisi preliminari prima di sottoporsi all’installazione di un impianto?

Sì, il paziente dovrà prima sottoporsi a una radiografia generale della bocca e all’impronta delle due arcate dentali per valutare le condizioni della mandibola e della mascella.

L’intervento è doloroso?

Tendenzialmente, l’intervento chirurgico di implantologia non è doloroso, il paziente è sempre sottoposto ad anestesia locale o, in casi particolari, a sedazione cosciente.

Quali accorgimenti si devono seguire dopo l’intervento?

È necessario seguire scrupolosamente la terapia antibiotica e antidolorifica prescritta dall’odontoiatra, per placare il dolore e ridurre il rischio di infezione gengivale. Si consiglia inoltre l’assunzione di cibi morbidi e di evitare bevande troppo calde o troppo fredde per qualche giorno.

All on 4® e All on 6®: l’alternativa degli impianti fissi alle dentiere

All on 4®

La tecnica All on Four® deve il proprio nome al numero di impianti su cui sono fissate le protesti, ovvero quattro, e presenta gli ultimi impianti in posizione inclinata così da assecondare la morfologia della zona in cui la protesi verrà installata, evitando ricostruzioni ossee.

Si tratta di una tecnica odontoiatrica moderna che consente di riabilitare intere arcate dentali danneggiate o addirittura prive di denti e consiste nel posizionare, con un solo intervento, 4 impianti in posizioni strategiche.

Prima di procedere all’intervento, viene fissata una visita iniziale, finalizzata a verificare lo stato di salute generale del paziente. In seguito, viene effettuato un esame radiografico per la valutazione della qualità e quantità dell’osso e si acquisiscono le impronte delle arcate dentarie. La bocca viene poi preparata all’intervento e vengono rimossi i residui ossei per consentire l’innesto degli impianti.

A differenza dell’implantologia tradizionale, questo metodo permette al paziente il recupero del sorriso e della masticazione in sole 24 ore in modo rapido e naturale.

All on 6®

La tecnica All on Six® consiste, invece, nel posizionamento di 6 impianti.

La procedura è la stessa, ma in questo caso ci si rivolge sempre a pazienti che soffrono di edentulia totale e desiderano avere un’arcata dentale completa.

In molti casi questi pazienti utilizzano protesi totali mobili. Queste soluzioni, tuttavia, seppur ancora molto utilizzate, sono causa di diversi disagi come:

– effetti negativi sulla masticazione

– movimenti errati della bocca

– riduzione dell’osso

– ripercussioni psicologiche

L’implantologia nasce proprio per ovviare alla scelta obbligata della dentiera e per garantire stabilità e comfort a lungo termine.

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Paura del Dentista

Quando si avvicina l’appuntamento dal dentista iniziate ad avvertire sintomi come sudorazione, tachicardia, nausea, iperventilazione, fiato corto o tremori?

Potrebbe trattarsi della cosiddetta “odontofobia”, meglio nota come “paura del dentista”.

Un fenomeno sempre più diffuso e assolutamente da non sottovalutare, perché induce il paziente a non prestare attenzione ai sintomi e a rimandare il più possibile un’eventuale visita dal dentista, peggiorando le sue condizioni giorno dopo giorno.

  Cosa facciamo per aiutarvi?

– rendiamo la sala d’attesa più confortevole e accogliente;

– sfruttiamo la luce per rendere l’esperienza meno stressante;

– formiamo dentisti e personale competente che faccia sentire il paziente sempre a proprio agio;

– promuoviamo un atteggiamento validante e cooperativo, spiegando ai pazienti le procedure.

Cosa potete fare voi per aiutarvi?

  • farvi accompagnare da una persona di fiducia, che vi trasmetta tranquillità e che vi metta a vostro agio. Questo vi consentirà di affrontare l’esperienza nella maniera più serena possibile e distrarvi prima dell’intervento;
  • parlarne con il vostro dentista, in modo tale da consentirgli di trovare i rimedi meno dolorosi e invasivi e di evitare alcune manovre che potrebbero aumentare il vostro stato d’ansia;
  • concedervi un premio, così da associare questa esperienza a qualcosa di positivo.

Sedazione cosciente: di cosa si tratta?

Spesso la paura non riguarda solo l’operazione chirurgica vera e propria. A spaventare in realtà è anche la stessa anestesia, ritenuta spesso insufficiente per la copertura del dolore o addirittura pericolosa per via delle presunte controindicazioni.

Da un lato quindi alcuni pazienti vorrebbero essere sottoposti ad anestesia totale, in modo tale da non correre il rischio di provare alcun dolore. Dall’altro vorrebbero evitarla completamente.

Proprio da queste esigenze nasce la sedazione cosciente (anche detta sedo-anestesia). Una tecnica anestesiologica che ha lo scopo di generare una condizione di rilassamento favorendo amnesia e controllo del dolore.

Il risultato è che il paziente, pur restando cosciente, non avverte alcun dolore e ricorda poco o nulla dell’intervento in questione. La svolta è la possibilità di non implicare la perdita dei riflessi protetti, cioè la capacità di mantenere la respirazione autonoma e di rispondere in modo adeguato agli stimoli fisici e verbali.

Tuttavia, pur trattandosi di sedazione cosciente, prima di sottoporvisi bisognerebbe sapere se vi sono le condizioni per poterlo fare in assoluta sicurezza.

Chi può sottoporsi a sedazione cosciente?

Innanzitutto, è vivamente consigliata a pazienti odontofobici, ansiosi, cardiopatici, ipertesi o ancora epilettici.

Al contrario, la sedazione cosciente è sconsigliata ai pazienti in caso di difficoltà respiratorie.

Come funziona?

Intanto, prima di effettuare la sedazione, l’anestesista o il dentista responsabile della procedura, controlla la storia clinica del paziente. In particolare, la valutazione deve essere effettuata qualche giorno prima dell’intervento. Nella stessa sede, andranno identificate le tecniche chirurgiche e il tipo di sedazione più adatta al singolo caso.

I farmaci, nel corso della sedazione, sono costantemente monitorati e in alcuni casi ai farmaci si associa anche l’inalazione del protossido d’azoto, che unito all’ossigeno non presenta alcuna controindicazione.

Cosa fare prima di sottoporsi a sedazione cosciente?

La preparazione necessaria per sottoporsi a sedazione cosciente è semplicissima.

Il dentista eseguirà un’anamnesi accurata e prescriverà esami del sangue e delle urine per valutare lo stato di salute complessivo del paziente. Poi le indicazioni saranno fornite dallo staff caso per caso.

Ad ogni modo, la sera che precede l’intervento sarebbe opportuno optare per una cena leggera e nel caso di bambini sarà meglio evitare colazioni abbondanti per limitare il rischio di nausea durante la somministrazione del protossido di azoto.

Cosa fare dopo le dimissioni?

La sedazione cosciente non lascia strascichi di alcun genere, ma può indurre una lieve sonnolenza o, in alcuni casi, mal di stomaco o mal di testa.

Niente paura però, si tratterà solo di sensazioni temporanee che svaniranno nel giro di poche ore.

Gli effetti sedativi del protossido di azoto scompaiono talmente velocemente da non rendere necessaria la presenza di un accompagnatore.

Scopri di più e rivolgiti ai nostri specialisti https://bit.ly/3yt0o0T

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Differenza tra impianti a carico immediato e a carico differito

La perdita di uno o più denti, si sa, mette a disagio ognuno di noi, a prescindere dall’età. Attualmente, però, la sostituzione dei denti mancanti non rappresenta più un ostacolo. L’implantologia dentale, infatti ha risolto questo problema e ha cercato, col passare del tempo, di rendere la soluzione sempre più veloce e indolore.

Al giorno d’oggi vi sarà sicuramente già capitato di sentire parlare di implantologia “a carico immediato” e denti fissi in sole 24 ore.

Andiamo a scoprire più da vicino di che cosa si tratta…

Per “carico immediato” si intende il collegamento di una protesi fissa all’impianto dentale in un arco di tempo che va dalle 24 alle 48 ore dall’inserimento nell’osso dell’impianto stesso, senza dover attendere i classici tempi di guarigione dei tessuti.

Esistono controindicazioni?

La risposta è nelle mani dello specialista. Infatti, va ricordato che è sempre necessario procedere prima ad un’attenta valutazione del caso clinico per poter comprendere quale tecnica possa essere quella più opportuna.

Vanno sempre considerati e valutati vantaggi e svantaggi di ogni approccio terapeutico in funzione del singolo paziente e del singolo caso clinico.

Impianti a carico differito:

L’implantologia a carico differito è una tecnica chirurgica che prevede il posizionamento e il caricamento degli impianti dentali in fasi alterne, ovvero dopo un periodo di tempo che va dai 3 ai 6 mesi dall’inizio del trattamento. Questo periodo “sospeso” è chiamato “periodo di osteointegrazione” e consente agli impianti dentali di integrarsi in modo opportuno con le ossa mascellari o mandibolari.

Le fasi di realizzazione:

  • Progettazione dell’impianto: durante la prima seduta, l’équipe valuta il quadro clinico e pianifica l’intervento;
  • Applicazione degli impianti: intervento chirurgico per posizionare i perni;
  • Chiusura provvisoria dell’incisione con dei punti di sutura e inserimento di una protesi mobile temporanea;

…trascorso il periodo di osteointegrazione…

  • Rimozione dei punti di sutura, inserimento della base per la protesi dentale e posizionamento della protesi definitiva, ovvero il dente che sostituirà quello mancante.

Impianti a carico immediato

Questa tecnica, invece, richiede condizioni di partenza assai più favorevoli.

La procedura permette di ottenere protesi fisse, sia per un solo dente che per un’intera arcata, senza ricorrere al bisturi. Le protesi vengono, infatti, montate nell’immediato ed evitano al paziente il disagio delle protesi mobili.

 Si effettua una visita diagnostica ed una valutazione preliminare tramite esame radiografico. Poi, grazie all’anestesia locale, si procede preparando il sito della gengiva in cui verrà inserito l’impianto e si produce la protesi che verrà immediatamente montata.

Due sono le tecniche per sostituire un’intera arcata con questo tipo di procedura:

  • Tecnica “All on Six”: dove il carico viene applicato su sei viti in titanio;
  • Tecnica “All on Four”: dove l’applicazione delle protesi avviene su soli 4 impianti.

Le due tecniche risultano entrambe efficaci e di solito la scelta è a discrezione del dentista, che valuterà in relazione alle esigenze dopo un’accurata diagnosi.

Condizioni necessarie:

  • buona quantità e qualità ossea: l’osso deve essere denso e solido, altrimenti non sarà possibile procedere con l’intervento;
  • buon supporto parodontale: gengive e tessuti molli devono godere di ottima salute;
  • buon bilanciamento occlusale: corretto piano occlusale masticatorio;
  • assenza di condizioni cliniche suscettibili a ritardare o diminuire l’integrazione degli impianti (es. diabete).

Qual è l’approccio più consigliato?

Presso i Ventura Centri Odontoiatrici utilizziamo entrambi i sistemi che abbiamo analizzato in questo articolo, a seconda delle diverse situazioni che ci troviamo ad affrontare.

La scelta tra l’uno e l’altro approccio dipende dalle condizioni di salute generale del paziente.

 Tendenzialmente il protocollo ci fa scegliere il carico differito se la stabilità è minima, il carico immediato se riusciamo ad applicare un impianto stabile fin dal principio.

In ogni caso, sarà sempre necessario un check-up implantare, con il quale possiamo valutare con precisione con quale tipo di osso avremo a che fare e, di conseguenza, dare un’indicazione di massima sulla tipologia di carico che andremo ad eseguire.

Il paziente dovrà affidarsi totalmente e con fiducia al proprio dentista, l’unica figura che potrà compiere la scelta migliore per garantirgli un risultato duraturo nel tempo senza sprechi né di soldi né di tempo.

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Parodontite

La parodontite, conosciuta anche come piorrea, è un’infezione, più o meno grave, che colpisce e danneggia il parodonto, cioè i tessuti e le strutture che sostengono i denti: gengive, osso e legamenti parodontali.

Se trascurata e non curata opportunamente, può evolvere dal primo stadio (semplice gengivite), fino a diventare paradentosi (che si manifesta con la perdita, in tempi più o meno rapidi, dei denti.

Perché è importante rivolgersi al dentista già dai primi sintomi?

Per poter intervenire tempestivamente senza consentire alla patologia di raggiungere la sua fase più acuta.

Parodontite: una, nessuna, centomila

Proprio così, non esiste una sola forma di parodontite.

Questa malattia, infatti, può colpire con velocità e intensità diverse e possiamo distinguere fra tre tipologie:

parodontite cronica o apicale: caratterizzata da una perdita lenta dei tessuti e spesso associata a considerevoli depositi di tartaro e placca batterica all’interno del cavo orale del paziente. Può manifestarsi già nel periodo adolescenziale come gengivite, progredendo lentamente e peggiorando nei periodi di riduzione delle difese immunitarie.

Attenzione al fumo! (altro fattore di rischio da non sottovalutare);

parodontite aggressiva: caratterizzata dalla rapida perdita di tessuto (gengiva), spesso si manifesta in pazienti con età inferiore ai 30 anni. Tendenzialmente si presenta in forma localizzata colpendo in particolar modo primi molari e incisivi;

parodontite ulcero-necrotica: caratterizzata da papille e margini gengivali ulcerati e necrotici, si manifesta prevalentemente nei giovani dei Paesi in via di sviluppo, in concomitanza a malattie sistemiche come AIDS, leucemia, morbillo, varicella e tubercolosi. Altri fattori scatenanti sono: malnutrizione, fumo, stress e depressione.

Le principali cause:

  • mancata o scarsa igiene orale quotidiana;
  • conseguente accumulo di placca batterica;
  • insorgenza del tartaro.

Benché possano contribuire anche fattori soggettivi di vario genere, legati allo stato e alle caratteristiche dell’organismo del paziente, la malattia parodontale è determinata soprattutto dalla mancanza di una corretta prevenzione dentale.

principali sintomi della parodontite sono:

– il sanguinamento delle gengive;

– l’ipersensibilità dentale al caldo e al freddo;

– il dolore e l’ipersensibilità alle gengive;

– la sensazione di avere i denti che si muovono;

– la sensazione di avere i denti che cambiano posizione;

– l’alitosi.


In presenza di uno o più sintomi, è necessario contattare subito un dentista specializzato.

Meglio prevenire…

Fin dall’infanzia, è possibile prevenire la parodontite, contrastando l’insorgenza dei suoi principali sintomi.

Scopriamo come:

– sottoponendosi a sedute di igiene professionale periodiche e continuative, almeno una volta all’anno;

– praticando, dopo ogni pasto, una corretta igiene dentale domestica;

– favorendo l’utilizzo di uno spazzolino a setole morbide per evitare di irritare le gengive;

– evitando di fumare;

– utilizzando un collutorio ad azione antisettica e alternando dentifrici ad effetto sbiancante con altre paste più delicate;

– prestando particolare attenzione ai sintomi della malattia senza sottovalutarli.

…che curare

La terapia consiste in alcune sedute di igiene professionale (detartrasi) e in alcune sedute più approfondite che consentono la rimozione sotto gengivale di placca e tartaro. Nei casi meno gravi, questa terapia è sufficiente.

Diversamente, sarà necessario ricorrere a interventi chirurgici, che agiscano sul rimodellamento osseo.

Vi sono molte tecniche di incisione per quel che concerne gli interventi chirurgici moderni e ognuna di esse punta ad essere il meno aggressiva possibile.

  • La chirurgia ossea resettiva, ad esempio, modella l’osso di sostegno ed elimina il tessuto infiammatorio consentendo un’efficace rimozione del tartaro presente sui denti.
  • La chirurgia rigenerativa, invece, permette di far ricrescere nuovo tessuto attraverso innesti di biomateriali o membrane specifiche. L’innesto di tessuto molle viene utilizzato quando le gengive ritirate non riescono più a tornare allo stato iniziale. In questo tipo di intervento viene prelevato un po’ di tessuto molle dal palato e viene posizionato dove necessario affinché il tessuto compromesso si ripari.

Vi ricordiamo inoltre che nei Ventura Centri Odontoiatrici è possibile effettuare qualsiasi trattamento con l’ausilio della sedazione analgesica cosciente. Un metodo che vi consentirà di affrontare qualsiasi seduta odontoiatrica senza paura e in totale tranquillità.

È una tecnica diffusa e scientificamente riconosciuta che riduce nel paziente la percezione del dolore e, di conseguenza, lo stato d’ansia, lasciando il soggetto cosciente e lucido.

Scopri di più sul nostro sito web: https://bit.ly/3GNQQ3I

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Quando la Mandibola “schiocca”

Lo “schiocco” della mandibola, noto come “sindrome temporo-mandibolare” è un disturbo caratterizzato dall’alterazione della giunzione fra osso temporale del cranio e mandibola o dei legamenti e dei muscoli che la supportano e la fanno muovere. Si tratta di un’articolazione molto delicata, il cui allineamento deve essere perfetto per permettere una normale masticazione. Se questo allineamento si altera, i muscoli compensano con movimenti anomali che finiscono con il danneggiare l’articolazione.

Questo disturbo determina appunto uno schiocco della mandibola.

Andiamo a scoprire le cause più comuni:

– problemi di malocclusione;

– digrignamento dei denti notturno o diurno (bruxismo);

– mancanza di denti in una o in entrambe le arcate dentarie;

– protesi dentarie fisse o dentiere mobili eseguite in modo scorretto

– artrosi a carico dell’articolazione della bocca

– stress emotivo

– lesioni alla testa o al collo

I sintomi sono molteplici:

– sensazione di pesantezza, tensione o anche dolore alle guance e alla mandibola

– mal di testa, soprattutto alle tempie o alla fronte

– rumori all’articolazione temporo-mandibolare che si accentuano al risveglio

– blocchi mandibolari, talvolta molto dolorosi, che portano alla diminuzione dell’apertura della bocca;

– dolori all’orecchio o sensazione di orecchio ovattato;

– disturbi del sonno;

– sensazioni di sbandamento o vertigini;

– colon irritabile;

– dolore alla cervicale con relativo mal di testa;

– dolori alla schiena e alle gambe.

Il primo “campanello d’allarme” è solitamente un click leggero, che si avverte in concomitanza di uno sbadiglio o durante la masticazione. Il problema della mandibola che scricchiola o si blocca potrebbe essere, inizialmente, scambiato dal paziente con una patologia della cervicale o, in alcuni casi, con un dolore ai denti e alle orecchie.

Spesso l’entità del fastidio aumenta fino a creare dolori e disagi che talvolta portano a vere e proprie difficoltà nel compiere le normali azioni quotidiane come parlare e masticare regolarmente.

Se avverti uno o più di questi sintomi, associati allo schiocco della mandibola, la prima cosa da fare è rivolgerti subito a un dentista esperto, il quale saprà capire l’entità del tuo problema attraverso una visita specialistica, talvolta abbinata ad un esame radiografico specifico.

Consigli pratici

Solitamente, in caso di “schiocco” della mandibola, non c’è motivo di preoccuparsi, a meno che non siano presenti altri sintomi sopracitati.

In molti casi può essere sufficiente cambiare il modo di mangiare, evitando cibi duri o croccanti e preferendo cibi morbidi e piccoli bocconi per evitare di sollecitare troppo la bocca.

Possono inoltre aiutare anche impacchi freddi e caldi sulla mandibola per 5-10 minuti.

Altra pratica consigliata è quella del rilassamento della mandibola con l’ausilio di uno spaziatore tra i denti.

Tutte le altre terapie dovranno, invece, essere prescritte da uno specialista. 

Solo nei casi più estremi può essere necessario l’intervento chirurgico.

Perché rivolgersi ai Ventura Centri Odontoiatrici?

La malocclusione è un fenomeno piuttosto comune e intervenire repentinamente può evitare di aggravare situazioni di disagio.

Rivolgersi ai Ventura Centri Odontoiatrici vuol dire affidarsi fin da subito a personale altamente qualificato e specializzato, con la possibilità di usufruire di strumentazioni e tecnologie all’avanguardia, frutto di una ricerca costante.

Gli specialisti presenti presso i nostri ambulatori saranno a disposizione per diagnosi e trattamenti personalizzati per ogni paziente.

Le soluzioni da prendere potranno essere anche molto differenti dopo un’attenta analisi:

– trattamento con bite

– farmaci (miorilassanti o analgesici)

– intervento chirurgico

– rifacimento protesi e modifica rapporti occlusali

– rimozione di alcuni elementi dentali

– stripping dei denti

Più raramente il disturbo può dipendere da patologie sistemiche o da problemi psicologici. In questi casi, sarà necessario un intervento in sinergia con lo specialista competente.

Scopri tutti i nostri servizi: Servizi – Ventura Centri Odontoiatrici – Odontoiatria ed Implantologia a Torino

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